martedì 29 gennaio 2019

Inverno a Campo Imperatore

giovedì 6 febbraio 2014

U Poste nna' Porta







Nna' Porta (la Porta Orientale).

U Poste nna' Porta

'Nna pòrta...
sotte a ju relogge,
è ju retrove...
de j'ommeni d'Asserge. 

Assettàte sopre u mure
scì' bbiàte...
liggeròtta
sfatiàte...!

Passa la gènta
e te lla guàrde,
la mmatìna...
e la sera fin'a-tarde,

chi pòrta...
'na camèla, 'nu secchjjìtte,
chi repòrta...
mbochi zéppi e 'nu ciucchhìtte,

se parla de partìti...
de quatràne,
de ciclìsti, de pallone,
de vunnèlle e de sottàne...,

se ci-appùrane 
l'ùrdeme nutìzie,
se fanne critiche
...malìzie;

se ci ferma
j'aratore quanne sciòjje,
ci reconta palloni...
u cacciatore che ne-n còjje;

'na mamma...
ci rechiàme u fijje:
"quanne revé...?
Che te pozze rombe u cojje !"

E se ju relogge
ne-n camìna...poche male,
de j'oràrie...
te nn'accorge a ju postàle;

pure se piòve
o fa' la nèva,
sèmpre
quacùne se ci tròva;

pare che
ne-n-ze-nne po' 'fa' sénza,
de ju poste
de lla mmaldicénza...


  Angelo Acitelli

                                                             







domenica 17 novembre 2013

Assergi












Assergi - Via del Colle.



Assergi - S.S. 17 bis.






Sulla cima di un’antica roccia, Assergi racconta la sua storia ad ogni passante. E’ una storia che inizia tanto tempo fa…….. Il villaggio sorgeva su un terreno con bellissima esposizione a mezzogiorno, e lontano dalle insidie della montagna, secondo alcuni, Assergi deriverebbe da un tal Sergio Capitano Romano. Le sue mura, le case in pietra, la sua bellissima Chiesa di Santa Maria Assunta e la solitaria torre dell’orologio, che segna da secoli il tempo che fugge, conservano ancora oggi la loro straordinaria bellezza.





Panorama di Assergi - ben visibile in questa immagine la Torre dell'orologio e la Porta Orientale.




Assergi infatti, non ha mai cambiato il suo assetto urbanistico originario, lo conserva dal momento in cui fu costruito in epoca medievale. Le sue mura costruite nell’XI secolo sono ancora oggi ben conservate e oggetto di restauro, a ricordo dei tempi in cui difendevano il paese dagli attacchi dei nemici, permettendo il passaggio solo in tre punti: la Porta Orientale, la Porta del Colle e la Porta del Rio (non più esistente). All’interno del borgo è possibile visitare ed ammirare la Chiesa di Santa Maria Assunta. Fu fondata nel 1150 dal Vescovo di Forcona come si legge in un’incisione all’interno: “D.O.M. Templum hoc B.V.M.dic. ab episcopo Forcon. dedic. Anno MCL” . La facciata della Chiesa di Santa Maria Assunta ricorda quella di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila. I rosoni che troneggiano sulle facciate di entrambe le Chiese sono molto simili. Sull’intera costruzione , troneggia un campanile costruito a doppia vela su due livelli. La Chiesa nasconde al suo interno un’altra Chiesa, una Chiesa ipogea dedicata a San Franco, il Santo eremita che morì in una grotta non distante dal paese di Assergi. La cripta è in parte scavata nella roccia e conserva le preziose reliquie del Santo, all’interno di un sarcofago d’argento dorato. I suoi eremi a breve distanza da Assergi sono meta di pellegrinaggio. 
La tradizione vuole che San Franco implorasse con la preghiera lo sgorgare dell’acqua a beneficio dell’arido paesaggio circostante. L’acqua di San Franco scorre ancora oggi nel vallone del Vasto come acqua salutare che, grazie alle sue particolari proprietà è in grado di curare, secondo la credenza popolare, le malattie della pelle in tutte le sue manifestazioni patologiche; che tale convincimento sia molto radicato è dimostrato dalla circostanza che ancora oggi i fedeli si bagnano alla fonte.

Ma non è tutto perchè il piccolo borgo ospita due enti di grande importanza: l’Ente Parco Nazionale e Monti della Laga e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. I Laboratori del Gran Sasso sono i più grandi laboratori sotterranei del mondo in cui si realizzano esperimenti di fisica delle particelle, astrofisica delle particelle e astrofisica nucleare.







Assergi - Laboratori Nazionali del Gran Sasso d'Italia.












La sede del "Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga", ex Convento di S. Maria in Valle, fondato nel 1635 dai frati francescani.










Il Convento di S. Maria in Valle.

Il convento di S. Maria in Valle (ora soppresso) fu fondato dai frati francescani nel 1635. Al suo interno
sono ancora raffigurate alcune pitture murali riguardanti la vita di S. Berardino da Siena, opera di un pittore locale del primo settecento.
Come scrive don Demetrio nel suo autorevole libro:
<<è il ricordo più consistente della famiglia Caffarelli in Assergi>>. 










Un'altra immagine dell'ex Convento dei Frati.





















Assergi - Borgo antico in località Cimosca.






                   
Assergi - Il progetto C.A.S.E. dopo il sisma del 6 Aprile 2009.




domenica 10 novembre 2013

Galba






SERVIO SULPICIO GALBA

Immagine inserita

Era il 69 dell’era cristiana e Roma vide il susseguirsi del regno di ben 4 imperatori: Servio Sulpicio Galba, Marco Salvio Otone, Aulo Vitellio Germanico e Tito Flavio Vespasiano.
A questi si dovrebbe aggiungere il brevissimo periodo (ottobre 68 d.C.) in cui cercò di assumere il potere anche il legato d’Africa Lucio Clodio Macro, fatto uccidere dagli emissari di Galba.
Si era nel pieno corso di una nuova guerra civile che rischiò di scuotere le fondamenta dell’Impero durante il biennio 68-69, anche se Roma già altre ne aveva viste nell’ultimo secolo.
Gli inizi si erano visti con la morte di Nerone (Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico) ed il termine fu stabilito dall’ascesa all’Impero di Vespasiano (Tito Flavio Vespasiano).
Ma come era iniziata questa nuova lotta per il potere…
Occorre partire dall’ascesa alla porpora di Servio Sulpicio Galba.
Ma chi era questo personaggio che salì al massimo soglio dell’Impero che resse dal 9 giugno 68 al 15 gennaio 69

Servio Sulpicio Galba nacque a Terracina il 24 dicembre dell’anno 3 a.C. e morì a Roma il 15 gennaio dell’anno 69
Apparteneva alla Gens Sulpicia, una delle più antiche famiglie patrizie di Roma, che attraverso le diverse diramazioni familiari, aveva dato fin dalle origini della Repubblica: Consoli, Tribuni, Censori, Pretori, Legati…
Ai Sulpicii appartenevano le Familiae dei Camerini, dei Praetextati, dei Longi, dei Rufi, dei Galli e dei Galbae.
Quindi Servio Sulpicio Galba era ben introdotto nei Palazzi in cui si manovravano le leve del potere.
Il padre Gaio Sulpicio Galba (secondo alcune fonti era fratello maggiore) era stato console nell’anno 22.
Nonostante appartenesse ad una famiglia di così grande importanza, non risulta che avesse alcuna parentela con la Gens Giulio-Claudia, quindi con la famiglia imperiale.
La sua ascesa lungo il “cursus honorum”, intuita già dall’imperatore Augusto, che aveva visto in quel giovane buone doti politiche, avvenne molto presto, tanto che egli era Pretore nell’anno 20 e Console nell’anno 33.
Anche dal punto di vista militare, egli seppe mostrare le proprie capacità e l’equilibrio del suo comportamento.
Seppe distinguersi durante la sua permanenza in Gallia, in Germania, in Africa ed in Spagna.
Fu proposto dal suo “partito” a richiedere l’Impero dopo la morte di Caligola, proposta che egli rifiutò, accettando la successione di Claudio e si tenne da parte durante tutto il suo impero, cosa che fece anche durante il primo periodo di impero di Nerone.
Fu nel 61 che ricevette l’incarico di governare la Spagna Terraconense per conto dello stesso imperatore Nerone, senza però mai farsi troppo notare, onde evitare le invidie della corte imperiale e dello stesso imperatore. Del resto, l’età cominciava a far sentire il suo peso.
Durante i primi mesi del 68 le Gallie si posero in rivolta ed allo stesso tempo Galba fu informato che malevoli voci “di palazzo” avevano istigato Nerone a prendere drastiche misure nei suoi confronti, facendo paventare anche il pericolo della sua vita.
A capo della rivolta delle Gallie, su istigazione del Senato, si era posto Giulio Vindice, ufficiale dell’esercito romano discendente da una. famiglia di stirpe reale della Gallia Aquitanica e propretore della Gallia Lugdunense.
Galba fu tentato di seguire l’esempio di Vindice, ma dovette desistere dopo la sconfitta ed il suicidio di quest'ultimo.
L’occasione venne poco dopo, quando Galba ricevette la notizia che, dopo la morte per suicidio di Nerone, il prefetto dei pretoriani Caio Nimfidio Sabino aveva fatto dichiarazione di appoggiare la candidatura di Galba alla successione all’Impero.
A questo punto Galba assunse il titolo e le prerogative di Cesare e fece marcia sulla capitale.
Rappresentando la classe senatoriale, il popolo non lo accolse trionfalmente e lo stesso esercito aveva nei suoi confronti motivi di lagnanza, se non addirittura di rancore. Gli stessi pretoriani, che avevano accolto l’invito del loro prefetto Caio Numfidio Sabino e lo avevano appoggiato, in un secondo momento mostrarono il loro malcontento per il mancato rispetto del donativo loro promesso per il loro appoggio (30.000 sesterzi). A proposito di questo donativo e della sua mancata concessione sembra che Galba abbia detto che lui era solito arruolare le truppe, non comprarle…
La sua salute sempre più cagionevole (si dice fosse stato colpito da tumore allo stomaco) lo costrinse a condividere il peso del governo con un personaggio appartenente ad una delle più antiche e note Gens di Roma, Lucio Calpurnio Pisone.
Allo stesso tempo il Senato, su pressione delle legioni stanziate in Germania e che stavano alimentando una rivolta, allentò il suo appoggio a Galba. Oltre a ciò anche la guardia pretoriana gli aveva voltato le spalle.
I pretoriani, indignati per il perdurare del mancato rispetto del patto che li aveva portati ad appoggiare Galba, si rivolsero allora ad Otone che, da sostenitore, divenne il rivale di Galba.
Il 15 gennaio dell’anno 69 Galba si decise ad affrontare i ribelli, ma cadde nelle loro mani e fu ucciso.

Nei poco più di 7 mesi del suo regno, Galba commise un certo numero di errori politici, che gli alienarono il favore delle legioni, dei pretoriani e del popolo.
Il popolo non vedeva in lui un valido rappresentante della grandezza di Roma, oltre a considerarlo di costumi troppo severi (certo le sue condizioni di salute influirono molto sulle sue scelte) e poco incline a consentire una visione della vita nella quale i giochi e le feste avessero una loro collocazione, ed a questo il popolo di Roma era decisamente portato.
Al riguardo delle legioni, Galba aveva mostrato un eccessivo occhio di riguardo nei confronti delle legioni delle Gallie che avevano seguito la rivolta di Vindice e questo aveva indispettito fortemente alcune altre legioni, specie quelle renane della Germania. Anche le legioni di stanza in Siria/Galilea non erano favorevoli all’elezione di Galba ed anzi avevano già proceduto all’elezione del loro generale Vespasiano.
Diverse città si erano schierate a fianco di Vindice, altre invece se ne erano astenute. Nei confronti di quelle schierate con Vindice egli agì condonando parte dei tributi e concedendo loro la cittadinanza romana, mentre procedette a confische nei confronti delle altre.
Si alienò subito l’appoggio di Caio Nimfidio Sabino, dal momento in cui, quando questi gli chiedeva la prefettura del pretorio a vita, gliela negò, affidando la prefettura dei pretoriani a Cornelio Lacene Ninfidio.
Si alienò anche il sostegno dello stesso Otone, suo vecchio sostenitore, quando decise di adottare quale collega Lucio Calpurnio Pisone al posto dello stesso Otone, che pure godeva del favore dell’esercito.

Ancora vivente Galba, si assisteva ad una situazione di forte anarchia.
Galba ufficialmente era proclamato imperatore e lo rimase fino alla sua morte, con tutti i problemi ed i contrasti di una situazione poco chiara, nella quale erano le legioni che ritenevano di avere il potere di poter eleggere od abbattere gli Imperatori di Roma.
Le legioni romane, nei primi giorni di gennaio dell’anno 69, avevano eletto imperatore il loro comandante Vitellio.
Vespasiano era già stato proclamato imperatore dalle truppe della Siria/Galilea fin dal momento della morte di Nerone.
In quanto ad Otone (Marco Salvio Otone), la sua successione a Galba fu molto breve: dal 15 gennaio al 16 aprile dell’anno 69. La sua proclamazione fu conseguenza dell’uccisione di Galba da parte dei pretoriani e dell’aver saldato il debito di Galba stesso (il famoso donativo) nei loro confronti.
Al Otone successe il generale Vitellio (Aulo Vitellio Germanico) dal 16 aprile al 22 dicembre dell’anno 69.
La situazione di anarchia e di guerra civile si risolse infine con l’elevazione alla porpora del generale Vespasiano (Tito Flavio Vespasiano) che resse le sorti dell’Impero dal luglio 69 (legioni egiziane e siriache) fino al 23 giugno 79).

sabato 9 novembre 2013

Papa Alessandro III




Alessandro III, nato Rolando Bandinelli (Siena, ca. 1100 - Civita Castellana, 30 agosto 1181), fu Papa dal 1159 alla sua morte. Fu in suo onore che, nel 1168, la città di Alessandria assunse l'attuale nome.


Papa Alessandro III

Nato a Siena, si fece notare inizialmente come insegnante di diritto canonico all'Università di Bologna, dove compilò la Stroma o la Summa Magistri Rolandi, uno dei primi commentari del Decretum Gratiani.

Nell'ottobre 1150 Papa Eugenio III lo nominò cardinale diacono di SS. Cosma e Damiano; in seguito divenne cardinale sacerdote di San Marco. Probabilmente in quel periodo compilò le sue Sentences, basate sull'Introductio ad theologiam di Pietro Abelardo. Nel 1153 divenne cancelliere pontificio, e fu a capo dei cardinali che si opposero a Federico Barbarossa.

Il pontificato

Il 7 settembre 1159 venne scelto come successore di Papa Adriano IV, una minoranza dei cardinali, comunque, elesse il cardinale sacerdote Ottaviano, che assunse il nome di Vittore IV. Questo antipapa, e i suoi successori Pasquale II (1164-1168) e Callisto III (1168-1178), godevano dell'appoggio imperiale; ma dopo la sconfitta nella Battaglia di Legnano, Barbarossa alla fine (con la Pace di Venezia del 1177) riconobbe Alessandro come Papa. Il 12 marzo 1178 Alessandro ritornò a Roma, che era stato costretto ad abbandonare per due volte, precisamente dal 1162 fino al 23 novembre 1165, e ancora nel 1167. Il primo periodo lo spese in Francia, mentre il secondo a Gaeta, Benevento, Anagni e Venezia.

Nel marzo 1179 Alessandro tenne il terzo concilio Laterano, una brillante assemblea, contata dalla Chiesa come l'undicesimo concilio ecumenico. I suoi atti incarnano diverse delle proposte del Papa per il miglioramento delle condizioni della Chiesa, tra di esse l'attuale legge che richiede che nessuno possa essere eletto Papa senza il voto di almeno due terzi dei cardinali. Questo sinodo segna il vertice del potere di Alessandro. Oltre a mettere in scacco il Barbarossa, umiliò Enrico II d'Inghilterra sul caso di Thomas Becket, confermò il diritto alla corona di Alfonso I del Portogallo, e anche come fuggiasco godette del favore e della protezione di Luigi VII di Francia. Ciononostante, poco dopo la chiusura del sinodo, la repubblica romana costrinse Alessandro a lasciare la città, nella quale non fece più ritorno; e il 29 settembre 1179, alcuni nobili instaurarono l'Antipapa Innocenzo III. tramite un uso accorto dei soldi, comunque, Alessandro riuscì a tenerlo in suo potere, tanto che venne deposto nel 1180. Nel 1181 Alessandro scomunicò Guglielmo I di Scozia e pose il suo regno sotto interdetto. Fu promotore, tra l'altro, della superiorità dell'autorità papale sull'intera cristianità e sullo stesso imperatore; linea già adottata, in passato, da Gregorio VII. Il grande Papa morì a Civita Castellana il 3 agosto 1181.

Da ricordare che nel 1163 il Papa stabilì che l'esecuzione di interventi od operazioni in cui vi fosse versamento di sangue non fosse compatibile con il mandato religioso e monastico. Fu la prima vera separazione tra medicina e religione, in quanto la pratica medica fino a quel momento era sempre stata appannaggio delle figure religiose, in Egitto, in Grecia, in India: nacque così la figura del barbiere-chirurgo o cerusico, che in Occidente praticò la rudimentale chirurgia fino agli inizi del Settecento.